LEGGENDO LA KOWALSKA

di Lorenzo Parolin[L8/762]

Santa Maria Faustina Kowalska, 1905-1938, è una singolarissima figura di religiosa polacca che arriva a colloquiare correntemente con Gesù e con Maria, e a “vedere/sentire” Dio Padre, la Trinità, lo Spirito Santo, gli angeli, il Paradiso, il Purgatorio, l’Inferno, Satana, i morti, la passione di Cristo ecc.
In lei si possono individuare due vite parallele:
- quella esteriore di suora semplice che si occupa dei lavori più umili (cucina, forno, orto, portineria), vita vissuta pressoché nell’ombra,
- quella interiore , di gran lunga la più ricca, che per sua natura rimane pure sconosciuta, almeno fino a quando non viene pubblicato il suo “Diario” spirituale, contenente pure la cronaca della malattia fisica (la tubercolosi) che la portò a morire giovane tra mille sofferenze. Essa fece dell’assoluta obbedienza alla regola monastica e al suo direttore spirituale (confessore) l’occasione per annientare completamente la sua propria volontà, così da far regnare in lei la volontà divina, in ossequio al “ sia fatta la tua volontà ” raccomandato dal “Padre Nostro”.
Umiliatasi per essere servizievole, scoprì che Dio le chiedeva di sopportare dei sacrifici per la conversione delle anime peccatrici . “Ho bisogno delle tue sofferenze per la salvezza delle anime”, le diceva Cristo.
E più si sottoponeva a mortificazioni e si offriva come vittima sacrificale, più la gioia spirituale aumentava in lei, tanto da portarla ad usare le espressioni:
- Iddio è penetrato in tutto il mio essere e la troppa gioia mi ha tolto il sonno.
- Quando sono unita a lui svengo per eccesso di felicità.
- In questo giorno non ho potuto prendere alcun cibo, perché mi sono sentita saziata dall’amore divino.
- Soffrendo per e con Gesù, non soffro, perché mi sento felice.
- Dal momento che ho cominciato ad amare la sofferenza, essa ha cessato per me di essere sofferenza.
Era forse una masochista o una disturbata mentale?
No; aveva solo sperimentato che le croci e le grandi gioie erano strettamente intrecciate tra loro a formare coppia stabile.
“Piccola – le disse il Cristo - è vero, tutto ciò è sofferenza, ma per andare in cielo non c’è altra strada all’infuori della via della croce. Io stesso l’ho percorsa per primo. Sappi che è la strada più corta e la più sicura”.
Ma perché – ci si può chiedere – la sofferenza è così importante?
Perché la giustizia divina esige che il male commesso venga espiato-riparato-pagato da qualcuno, e Dio è stato offeso dal Peccato Originale ed è oltraggiato di continuo dai peccati dell’umanità. La Giustizia non lascia scampo: il male va riparato con delle penitenze in vita, oppure va scontato in purgatorio o all’inferno. Potrà non piacerci, ma la moneta con cui Dio ha stabilito che vengano pagati i propri debiti ha nome sofferenza, mortificazioni, atti di generosità, preghiera , perdono … Tale moneta consente di pagare anche debiti di altre anime o di trovarsi pagati da esse i propri. Inoltre, con questa moneta, si acquisisce la gioia interiore qui e ora, e si prenotano i posti in prima fila nell’aldilà.
Visto però che l’uomo l’aveva fatta grossa ed era troppo debole per rialzarsi da solo, è successo che l’Offeso (Dio) abbia pagato al posto dell’offensore (del vero colpevole) sacrificando suo figlio (l’innocente) come capro (agnello) espiatorio.
Domanda: da dove nasce l’impulso di Dio a soccorrere l’uomo?
Semplice: dal suo massimo attributo: l’amore . Dio è felice in sé stesso, ma la sua bontà lo costringe a donarsi alle creature e a farle partecipi della sua gioia. È a causa dell’amore che ha creato l’universo; è a causa dell’amore che ha creato l’uomo; è a causa dell’amore che si è umiliato fino a farsi uomo e a pagare i nostri debiti con la moneta della sofferenza; è a causa dell’amore per l’uomo che si è umiliato ancor di più fino a rendersi presente nell’ostia consacrata. L’amore spinge al sacrificio estremo.
Studiando la Kowalska ho finalmente capito che le sofferenze, le mortificazioni, i dolori e i sacrifici, se accettati in riparazione al male fatto, o per amore dei figli, della patria, degli amici e dei nemici, sono degli spiccioli preziosi che soddisfano la Giustizia e completano la redenzione. Dio infatti esige che una piccola parte della fatica redentiva la facciano anche gli uomini.
Uno solo è il prezzo con il quale si riscattano le anime: la sofferenza propria unita a quella di Cristo sulla croce, come si addice agli alunni di un maestro crocifisso. Se ci fosse stata un’altra strada, egli l’avrebbe indicata.
Il proprio sacrificio è niente per sé stesso, ma presentato a Dio unito al sacrificio di Gesù Cristo diviene onnipotente.
Oltre alle sofferenze fisiche, suor Faustina sperimentò anche la prova della notte dello spirito (il sentirsi abbandonata da Dio, esperienza simile a quella fatta da Cristo sulla croce), ma le gioie successive la ricompensarono largamente.
Il dolore, va detto, può essere offerto come moneta a Dio per molteplici scopi, ma se lo si subisce senza offrirlo, è sprecato; anche se non del tutto, perché esso agisce comunque come medicina salutare sulle anime malate. Il dolore, dunque, non è un errore del Creatore, ma una opportunità da accogliere; non è una disgrazia da esorcizzare, ma una delle tante forme che può assumere la grazia. Le grazie bisogna prenderle così come Dio le manda, non come le vorremmo noi.
Veniamo ora al concetto di misericordia: essa è il sentimento per il quale la miseria altrui tocca il nostro cuore . Ebbene, su precisa indicazione del Cristo apparso a suor Faustina, ella fece dipingere l’immagine di Gesù Misericordioso con due raggi, uno rosso e uno pallido, che gli escono dal cuore. Essi rappresentano il sangue e l’acqua scaturiti dal costato quale inconcepibile risposta all’estremo oltraggio portato dalla lancia. Gesù afferma che si tratta della sua infinita misericordia messa a disposizione dell’umanità.
Come approfittare di tale opportunità? di questo condono a buon mercato?
Basta che il fedele dica con il cuore: << Gesù confido in te ; salvami, vedi bene che sono debole! Io so che senza di te, o Signore, i miei sforzi valgono ben poco. Abbi pietà di questo povero peccatore>>.
“Se un bambino tremante e con le lacrime agli occhi – le dice Gesù - guarda con tanta fiducia alla bontà di un re potente e gli chiede un pezzo di pane per non morire di fame, che farà quel re?”
Non c’è dubbio, lo prenderà sotto la sua totale protezione.
Così, se Gesù scopre in un’anima un briciolo di buona volontà si affretta a donarsi a lei e la inonda di luce e di grazie. E più l’anima si umilia più Cristo si unisce a lei. Inoltre, Egli dà la ricompensa per gli sforzi, non per i risultati. Egli non ha bisogno delle nostre opere, egli vuole il nostro cuore.
Purtroppo, molte sono le anime che contano sulle loro proprie forze e si oppongono all’azione divina. Esse hanno sfiducia nel Nazareno. Ciò è uno strazio per Lui, perché le grazie le può far scendere solo sulle anime umili.
A volte il Cristo deve lasciar perire anime redente col suo sangue, perché non vogliono lasciarsi soccorrere e guarire. La superbia le tiene nelle tenebre.
“L’umanità – dice Gesù a suor Faustina - non troverà pace fino a che non si rivolgerà con fiducia alla mia misericordia”. “E chi non vuol passare attraverso la porta della Mia misericordia, dovrà passare attraverso la porta della Mia giustizia”.
E della felicità, che cosa dice la Santa?
Dice che la sorgente della felicità è Dio e che Dio dimora nel profondo dell’anima. È lì che bisogna cercarlo per trovarla! Inoltre dice che l’uomo è predestinato alla comunione con Dio sulla terra e per l’eternità e che l’uomo trova la sua destinazione nel momento in cui annega in Dio.
In un primo tempo la goccia vorrebbe racchiudere in sé l’oceano, ma poi capisce e si scioglie nell’Oceano.
Grazie, Faustina!

 [rif. www.lorenzoparolin.it L8/762]